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Manoppello: il Sacro Volto di Gesù

Il Sacro Volto di Manoppello è una reliquia conservata in una teca, all’interno di un santuario gestito da frati cappuccini, in Abruzzo, di cui pochi conoscono l’esistenza. Si tratta di un velo sottilissimo su cui appare la figura di un uomo che come diremo più avanti,  per chi crede nella fede cattolica, ha impresso sul Suo viso i segni della Passione ma soprattutto della Risurrezione.

MANOPPELLO

Manoppello è un paese tranquillo, conta poco più di 7.ooo abitanti e si trova a 257 metri s.l.m. in Abruzzo. Fa parte della provincia di Pescara, il mare adriatico dista, circa 25 chilometri ma soprattutto  si estende su colline ricche di uliveti e vigneti, circondata dall’incantevole catena montuosa della Maiella. Il nome Manoppello deriva da  “quantità di grano contenuto nelle braccia”, infatti la figura del grano è contenuta nello stemma del paese, il tutto stando a significare la ricchezza della terra di Manoppello, fin dall’epoca romana, infatti era considerata una zona molto fertile, prospera, grazia all’abbondanza dei raccolti che la terra offriva ai suoi abitanti.

Addirittura durante il Medioevo, era arrivata a coniare moneta propria, grazie alla sua importante posizione economica. Comunque, quello che colpisce chi viene a visitare Manoppello è la grandi quantità di reperti archeologici di epoca romana rinvenuta nel paese  dato che proprio  il centro storico sorge sulle rovine di una vecchia città romana, i quali sono conservati nel museo archeologico nazionale di Abruzzo di Chieti. Merita senz’altro la pena la visita alla Villa patrizia romana, da poco aperta al pubblico, dove si possono ammirare i bellissimi mosaici rimasti intatti  fino ad oggi dopo il passare di diversi secoli, ma soprattutto la visita al Santuario del Volto Santo.

IL SACRO VOLTO DI GESÙ

Il Sacro Volto di Gesù o Sacro Velo,  rappresenta un acheropita, cioè ” non fatto da mani d’uomo”  per le sue caratteristiche straordinarie che le caratterizza. Si tratta di un velo trasparente di cm. 17 x 24,  il cui tessuto è costituito dal Bisso, filo di seta, più prezioso dell’oro,  prodotto da un animale marino chiamato nacchera ( Pinna Nobilis)  assomigliante ad’una cozza gigante, che vive ad una profondità di 6 metri nel Mar Mediterraneo . Su questo velo, sia sulla parte anteriore che posteriore, appare il volto di un uomo arricchita da colori, tanto da sembrare  un dipinto che a seconda della luce che le viene proiettata e dal punto di osservazione, cambia espressione, dando spazio a particolari sconcertanti. E’ doveroso dire che il tessuto bisso, può essere tinto, ma non dipinto e neppure tessuto. Ma vediamo più da vicino questo volto di uomo, cercando di analizzare i dettagli che lo arricchiscono.

Si tratta innanzitutto di una persona viva, ma vediamo cosa succede se il velo  subisce due diversi tipi di illuminazione. Se il velo viene illuminato dal dietro: si vede il volto di un uomo che accenna un sorriso con le labbra socchiuse, effetto dovuto alla lesione del setto nasale, che ha subito violenza fisica visibile dalla presenza di tumefazione sul viso, ferite aperte, la barba strappata, e, arrossamenti, rigoli di sangue  che appaiono sulla parte superiore della fronte, nei lati del viso, graffi sulle guance,  che si allinea perfettamente all’ipotesi di lesione dovuta alla presenza di qualcosa di appuntito posto sopra la testa ( corona di spine ), la presenza di un emorragia in atto, visibile addirittura  all’interno di un occhio che appare arrossato intorno all’iride. Invece, il velo quando viene illuminato sul davanti, mostra il volto della stessa persona, ma sofferente, le cui ferite non sono più aperte ma  richiuse, mostrando la presenza addirittura  di crosticine, con lo sguardo rivolto verso l’alto.

Tutte queste osservazioni sono state rilevate e studiate attentamente grazie alla disponibilità di specialisti esperti nel settore della medicina ( ortopedici, oculisti, cardiologi etc).  Altra cosa interessante che vale la pena evidenziare è di come il volto della Sindone combaci esattamente con il Velo di Manoppello se sovrammesso. Mentre la Sindone, offre alla vista di chi lo osserva, il corpo senza vita di un uomo, con la presenza di un unico colore, l’ocra, il Velo di Manoppello sembra essere un dipinto, nonostante il tessuto il bisso, rigetti l’impossibilità di essere colorato e tessuto. Molte prove sono state fatte a riguardo e tutte hanno avvalorato questa tesi.

Il Sacro Volto di Gesù, conservato all’interno della Basilica del Volto Santo a cura dei Frati Minori Cappuccini, è visibile a chiunque voglia ammirarlo e si trova conservato all’interno di un teca dietro l’altare. In occasioni, speciali come la terza domenica di Maggio e il 6 Agosto festa della Trasfigurazione di celebra una Messa Solenne in onore del Sacro Volto.

INFORMAZIONI:

Le Messe che vi vengono celebrate  sono molte e la Basilica  (tel. 085/859118) rimane aperta rispettando i seguenti orari: 06,30-12,30 e 15,00-19,30.

Inoltre, è possibile anche soggiornare qualche giorno, grazie alla presenza presso il Santuario di una Casa del Pellegrino con 90 posti letto ( tel. 085/859777)

LE ORIGINI E LA STORIA DEL SACRO VOLTO DI GESÙ

 Tutto ha inizio all’interno di quel sepolcro scavato nella roccia a Gerusalemme, nel quale fu deposto il corpo inerme di Gesù, un corpo straziato da tanta e inaudita violenza fisica e morale ma che  il terzo giorno dalla Sua morte ritorna alla vita. Il Sacro Volto coglie il momento esatto della Risurrezione di Gesù.

I pochi seguaci che accompagnarono  Gesù alla morte di croce, adesso preparano con premura  il Suo corpo per la sepoltura, lo avvolgono in un telo bianco ( sindone ),  il rito si conclude con il velo ( appunto quello di Manoppello) che secondo la tradizione, fu poggiato dalla Vergine  Maria, sul viso di Suo figlio. Adesso, tutto è concluso e la pietra rotola sull’apertura del sepolcro andando a chiuderlo per dare spazio al riposo mortale del corpo. Il Velo fotograferà  l’attimo, il momento, della risurrezione di Gesù.

Antichi testi che parlano dell’assunzione di Maria Vergine, affermano che Lei stessa conservò il  Sacro Velo dopo l’assunzione in cielo del Figlio, tenendolo con sè fino alla  morte, contemplandolo con amore,  tutte le volte che Lei rivolgeva le sue preghiere a Gesù, per poi finire tra le mani dell”apostolo Giovanni, l’apostolo che Lui amava e successivamente nelle comunità cristiane del’Asia Minore. Tesi avvalorata anche da importanti studiosi come P. Heinrich Pteiffer che approfondiscono la questione riuscendo a segnare il percorso che la reliquia compie durante i secoli, è lui che mette in risalto la testimonianza di uno storico bizantino risalente al XI secolo, Giorgio Cedreno.  Dai suoi scritti, viene narrato di come una icona acheropita, cioè  “non fatto da mani d’uomo”,  viene trasportato da Camulia ( Cappodocia) a Costantinopoli fino al 705, qui seguirà sempre l’imperatore nelle battaglie che disputerà, in Africa e Persia.

L’oggetto di Camulia è considerato il primo ritratto acheropita nella storia e tutto sembra far pensare proprio al Sacro Volto o Velo di Manoppello. La Camulia è un piccolo paese della Turchia, in Cappadocia e leggende narrano che qui vivesse una donna che si rifiutava di credere a Gesù o per lo meno, avrebbe creduto solo dopo averlo visto, fu così che questo ritratto del Volto di Gesù le apparve miracolosamente tra le mani.

Un’ altra testimonianza dell’acheropita, ci viene dagli scritti del poeta Teofilatto Simocatta in occasione della narrazione della vittoria dell’esercito bizantino nei pressi di Arzamon nel 586. Il poeta offre una descrizione al lettore del Velo Santo, indicandolo come presenza essenziale  e causa della vittoria sul nemici nella suddetta battaglia e affermando che si tratta di ” non dipinto , non tessuto, ma fatto da mani d’uomo”. Successivamente, nel periodo dell’iconoclastia, cioè della guerra delle immagini sacre, si dice che il Patriarca Germano lo mise in mare, arrivando fino a Roma,  al tempo di Papa Gregorio II. Per un periodo  non si senta più parlare della reliquia fino al 753: scritti narrano infatti che Papa Stefano II per scongiurare l’assedio imminente della città da parte del re longobardo, portò in processione un’ acheropita, una icona, una immagine divina che rappresentava il Volto di Gesù, dipinto inizialmente da San Luca e completato dalle mani di un angelo.

Qui vale la pena aprire una parentesi, questa icona che sembra non essere l’originale chiamata anche Sancta Sanctorum coperta completamente da argento a parte il viso che rimane scoperto, costituito da finestre che aperte mostrano i segni della passione sul corpo del dipinto e che vengono aperte in occasione del Venerdì Santo, è visibile nel Palazzo lateranense, antica residenza papale, in prossimità della Basilica di S. Giovanni. Per accedere alla visita dell’acheropita è necessario salire 28 scalini ( la famosa Scala Santa ) oltre i quali si trova l’immagine protetta da inferriate.

La Scala Santa secondo la tradizione è costituita dai 28 scalini che Gesù salì per entrare nel Sinedrio ed essere ricevuto da Ponzio Pilato. La madre di Costantino, S. Elena,  in visita a Gerusalemme, fece smontare e  trasportare   gli scalini a Roma, addirittura nel rimontarli, fu ordinato agli addetti ai lavori,  di posarli partendo dall’alto, visto la sacralità dei queste pietre sarebbe stato un oltraggio essere calpestate più volte indegnamente da chi doveva fare tutto il lavoro. Oggi è possibile attraversale questi scalini dai visitatori, solo in ginocchio: esiste un’altra scalinata a destra che attraversando una porta di bronzo, evita di compiere il gesto penitenziario e di accedere ugualmente alla Sancta Santorum.

Ma ritorniamo al Velo di Manoppello:  Durante il periodo di grande influenza bizantina in Italia, il Velo per sfuggire dalle mani degli invasori, fu nascosto proprio sotto il dipinto della Santa Santorum, che come abbiamo detto in precedenza, veniva portato in processione durante le grandi calamità dai Papi. Quando cessò l’influenza bizantina, il Sacro Velo fu conservato nella Chiesta di San Pietro, all’interno della quale fu costruito da Papa Giovanni VII, una cappella dove si conservava la preziosa reliquia.

Solo con la venuta di Papa Innocenzo III, fu concesso anche al popolo cristiano il culto della Volto Santo, il cui nome venne sostituito con il ” velo della Veronica”, cioè  Vera Icona di Cristo. Iniziò , così una grande affluenza, tutto il mondo veniva a Roma per contemplare il Vero Volto di Gesù. E fu così che grazie all’afflusso di numerosi pellegrini ed della grande quantità di denaro che veniva donato è stato possibile quello che oggi è visibile a tutti, la grande imponenza della Basilica di S. Pietro, la più grande Chiesa del mondo. Oggi è possibile vedere l’edicola, nella quale conservata la reliquia, all’interno ovviamente il Sacro Velo non c’è più ed è stato sostituito con un altro.

La bellissima storia di come il Sacro Velo giunse a Manoppello

Era un giorno qualsiasi del 1506, quando una persona  molto pia tanto da essere scambiata per un pellegrino straniero giunge nel piccolo borgo di Manoppello e interrompe con discrezione una conversazione che si stava tenendo tra alcuni abitanti del luogo, tra questi si denota la figura del dottore e del fisico, Giacomo Antonio Leonelli, persona molto colta, ma anche molto religiosa. Il pellegrino, si avvicina al piccolo gruppo che ha intavolato una discussione e rivolgendosi verso il Dottore Leonelli lo invita a seguirlo in disparte, perché ha necessità di parlargli di una questione di estrema importanza.

Proprio lì, a pochi metri, c’era una Chiesa dedicata a S. Nicola da Bari e il pellegrino fa cenno al dottore di entrare. Qui, avviene il passaggio di mano di un involucro con all’interno qualcosa di straordinario, da conservare con la massima premura e attenzione e questo avrebbe regalato al  suo custode, grazie, favori spirituali e temporali. Il dottore apre il fagotto e rimane sbigottito nel vedere apparire nel velo contenuto nel pacchetto, l’immagine straordinaria del viso di Gesù e non fa in tempo a voltarsi che il pellegrino misterioso è già sparito. Allora, il dottore esce fuori dalla  Chiesa con la speranza di vederlo, addirittura chiede ai suoi amici che erano lì fuori in conversazione, se mai lo avessero visto uscire, ma questi rispondono di aver solo visto loro due entrare in Chiesa, ma nessuno uscire.

Il mistero si infittisce, subito alcune persone del paese, si mobilitano per cercare il misterioso pellegrino, ma nessuno più lo incontrerà. Il dottore Leonelli, come abbiamo detto, uomo molto religioso, rimane colpito da tutto questo e si prende cura della preziosa reliquia affidatagli portandola a casa sua:  all’interno della sua stanza adibita a studio, fa costruire un finestra particolare, dotata di due porticine a mò di armadio, nella quale viene posto il Sacro Velo, la camera viene scrupolosamente chiusa a chiave. addirittura è vietato entrare nella stanza senza la presenza del dottore Leonelli. Fu così che la voce si sparse e vennero molti a adorare l’immagine del Volto di Gesù.

Durante gli anni che la reliquia fu conservata con la massima cura e devozione dalla famiglia Leonelli e dai suoi discendenti, furono molti i benefici sia economici che spirituali che questi godettero, ma tutto questo ben presto finirà a causa di una lite che scoppierà tra gli eredi. Attorno al 1616-1618, il signor Pancrazio Petrucchi, soldato di professione  e marito di  Marzia, discendente Leonelli, inizia una disputa per ottenere la custodia della reliquia del Sacro Volto con i pronipoti Leonelli, tanto che alla fine con prepotenza entra nella loro casa e si impossessa con la forza della reliquia. Non ha nessun rispetto per questa, addirittura l’afferra senza aver cura di ripiegarla.

Il Sacro Velo viene portato nella casa del  Pancrazio, ma tenuto senza alcun rispetto e devozione, tanto che iniziano a susseguirsi avvenimenti negativi, come per esempio l’arresto dello stesso Petrucchi. Per poter uscire dalla prigione, il soldato ha bisogno di molto denaro e allora gli balena nella mente l’idea di vendere il Sacro Velo, incaricando la moglie di provvedere allo scambio della reliquia. La moglie Marzia, si dirige nell’abitazione del Dott. Donat’Antonio de Frabritiis, persona molto religiosa che compra la reliquia per 4 scudi, concordando lui stesso il prezzo, a involucro chiuso. Tanto è lo stupore quando aprirà il fagotto dato che la reliquia è ridotta in pessime condizioni, sono presenti addirittura tracce di tarli e pezzi stracciati,  solo la parte centrale è rimasta intatta, che ha intenzione di restituirla a chi glie l’ha venduta.

 Ma  altri erano i progetti di Dio. Presto il Dott. De Frabritiis  incontra P. Clemente da Castelvecchio,  presidente del Convento dei frati cappuccini, al quale  mostra il  Velo e lo convince di non separarsene. Così, la reliquia viene presa in custodia dallo stesso Frate cappuccino solo alla scopo di ripulirla dalla polvere, dalle tignole, provvedendo ad eliminare  le parti consumate.

Successivamente, il Sacro Volto di Gesù fu riconsegnato al suo proprietario, il quale dopo un po’ di tempo, prese la decisione di affidarlo definitivamente al Padre cappuccino Clemente, sebbene altri religiosi avessero chiesto ripetutamente  al Dott. De Fabritiis , la sua custodia.

COME ARRIVARE A MANOPPELLO

AUTO: Dal Nord Italia, si deve prendere l’autostrada A14 in direzione Ancona, poi l’autostrada A25 in direzione di Roma e uscire all’uscita di Scafa, Manoppello si trova a 10 km da questa uscita autostradale.

Dal Sud Italia, si deve seguire l’autostrada A14 in direzione di Pescara, poi l’autostrada A25 Roma-Pescara, e uscire all’uscita di Scafa, Manoppello si trova a 10 km da questa uscita autostradale.

TRENO: Manoppello si trova sulla linea ferroviaria che collega Roma con Pescara. Scendere alla stazione di Manoppello Scalo che dista circa 10 km dal centro di Manoppello.

AEREO: L’aeroporto più vicino a Manoppello è quello di Pescara.